Con l’entrata in carica del governo Draghi lo spread Btp-Bund è sceso stabilmente sotto i 100 punti regalando una ventata di ottimismo all’economia italiana. E c’è chi pensa che questo possa essere positivo anche per le rate di mutui e prestiti. Sarà così? Ne abbiamo parlato con Stefano Grassi, presidente di Affida.

“Lo spread sotto i 100 punti è una buona notizia sicuramente perché significa che il nostro Paese è più appetibile per gli investitori esteri e si spera perciò che questo possa fare da volano all’economia”, commenta Grassi.

Ma il calo dello spread Btp-Bund farà anche risparmiare sulle rate dei mutui?

“Sugli effetti dello spread sui mutui si era discusso molto quando era in aumento, a fine 2018. All’epoca si temevano mutui più cari a causa dello spread: alla fine così non è stato, anzi i tassi hanno continuato a scendere. Sebbene infatti teoricamente uno spread in aumento impatta sulle banche e sul valore dei titoli di Stato da esse detenuti, con possibilità da parte loro di modificare i prezzi di altri servizi per rientrare del valore perso, c’è però un elemento cruciale e non automatico che si chiama discrezionalità. Così nel 2018, e ancor prima nel 2013, nessuna decisione delle banche è seguita all’aumento degli spread a scapito delle rate dei mutui. Quindi anche ora che siamo nella situazione contraria penso che la decisione delle banche non sarà influenzata dall’andamento dello spread. Il che non è necessariamente una cattiva notizia, significa comunque stabilità”.

Cosa dobbiamo aspettarci allora dall’offerta delle banche?

“Considerando il fatto che al momento i tassi sono già ai minimi e che le banche hanno già ridotto parecchio gli spread bancari alimentando una grande concorrenza sui mutui, lo spazio per ulteriori riduzioni è molto scarso oggi. Difficilmente quindi avremo movimenti immediati sulle rate dei mutui come conseguenza della riduzione dello spread. Oltretutto il contesto di mercato da tempo è molto condizionato da annunci e sentiment a breve termine, quindi le stesse banche probabilmente hanno difficoltà a prevedere con un lungo orizzonte quali possano essere le proprie politiche di prezzo”.

Allora da cosa dipendono le decisioni delle banche in tema di mutui?

“Data la situazione di incertezza economica, ci si poteva aspettare che le banche volessero adottare criteri più severi. In realtà i tassi dei mutui restano bassi proprio per il fatto che, in genere, lo sono anche i tassi Bce (benché non ne dipendano direttamente), il che è conseguenza proprio dell’andamento incerto dell’economia. Siamo infatti ancora lontani da quella inflazione “buona” che è segnale di buona salute economica e che porta con sé l’aumento dei tassi da parte dell’istituto centrale. La sola vera correlazione quindi è tra economia e tassi Bce, il resto sta alle politiche di offerta delle banche”.

Quali sono in questo momento i trend per quanto riguarda l’offerta di mutui?

“Il mercato attuale vede le banche disporre di una buona riserva di liquidità originata proprio da Draghi con il suo Qe e il suo “whatever it takes”. Le banche quindi possono impiegarla, e lo fanno, erogando mutui ai privati. L’offerta peraltro è più che variegata, con spread bancari convenienti, possibilità di sospendere le rate, tramite il Fondo Consap o attraverso iniziative private delle banche, e con la possibilità di finanziare il 100% del valore dell’immobile”.

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